venerdì 24 febbraio 2017
La campagna tra sì e no tra forse e magari
La nascita della Repubblica Italiana avvenne a seguito dei risultati del primo
referendum istituzionale svoltosi il 2 e 3 giugno del 1946, indetto per
determinare la forma di governo da dare all'Italia dopo la Seconda guerra
mondiale e che vide circa 12 milioni di cittadini favorevoli alla repubblica e
circa 10 milioni favorevoli alla monarchia.
Nel 2006 vi fu un secondo referendum costituzionale, svolto tra il 25 e 26
giugno, con lo scopo di respingere il progetto di riforma costituzionale. Di recente l'Italia è stata di nuovo protagonista di un terzo referendum, tenutosi il
4 dicembre 2016. La cosiddetta riforma Renzi-Boschi recava <<Disposizioni
per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero di
parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni,
la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della
Costituzione>>.
Ma esattamente a cosa mirava questa riforma?
Innanzitutto è importante capire cos'è il bicameralismo, la CNEL e il
Titolo V. Il bicameralismo è un sistema parlamentare fondato su due camere.
Può essere perfetto o imperfetto, in Italia è perfetto o paritario in
quanto assegna poteri uguali ad entrambe le camere che nel complesso
formano il Parlamento. Il Consiglio Nazionale dell'economia e del lavoro
(CNEL) è un organo le cui competenze sono la legislazione economica e
sociale. Infine c'è il Titolo V, cioè quella parte di costituzione in cui
vengono "stabilite" le autonomie locali: comuni, province e regioni. Già
nel 2001 erano state attuate riforme riguardanti la fisionomia del
territorio, rendendolo quasi "federalista".
Questa riforma costituzionale venne presentata dal Parlamento italiano il
12 aprile e sottoposta al referendum conformativo il 4 dicembre e in circa
8 mesi l'Italia è stata divisa in due, per così dire, fazioni. Una fazione
appoggiava Renzi e la Boschi, cercando di convincere la popolazione
italiana a votare sì, mentre la fazione avversaria non ha fatto altro che
contrabbattere. Ma realmente quali sono state le motivazioni del sì e quali
quelle del no? Il Sì prometteva tempi più rapidi in quanto le leggi
proposte non sarebbero dovute più passare, facendo un passo avanti e tre
indietro, tra Camera e Senato fino a quando non sarebbe stato raggiunto un
accordo. Prometteva di ridurre i costi eccessivi della politica, di
diminuire il numero dei senatori; prometteva “ una maggiore partecipazione
dei cittadini in quanto il Parlamento avrà l'obbligo di discutere sulle
proposte di legge…” come si evince dal sito ufficiale, www.Bastaunsì.it, dedicato
al referendum.
Ma in un'Italia come la nostra, impoverita da una forte crisi, la fiducia
è venuta a mancare. In un'Italia come la nostra, dove i precedenti Presidenti
non hanno fatto altro che giurare e promettere un cambiamento mai
raggiunto, come si poteva votare sì e dare fiducia a Renzi, divenuto
Presidente del Consiglio quasi illegittimamente? Per questo molti partiti
italiani si sono schierati contro, soprattutto il Movimento 5 Stelle
guidato da Grillo e da numerosi suoi sostenitori. Perchè in effetti questa
riforma portava a un cambiamento più apparente che reale! Superava il
bicameralismo? No, semplicemente avrebbe reso il tutto più confuso e complicato e non sarebbe stata
una riforma innovativa poichè il potere centrale sarebbe stato rafforzato a danno
delle autonomie. Il Movimento 5 Stelle si è reso portavoce del No e come si
può notare dal loro sito ufficiale si possono
isolare alcuni motivi:
<<- Salvare i principi fondamentali della Carta voluti dai Padri
costituenti;
-mantenere il principio costituzionale dell'uguaglianza e libertà di voto;
- perchè dal bicameralismo perfetto si passerà a quello confuso;
- con la riforma diminuiscono gli spazi di democrazia per i cittadini;
- la costituzione non può essere riscritta a maggioranza, soprattutto da
un Parlamento eletto in maniera illegittima.>>
E cosa ha fatto il Premier? Ha annuciato le proprie dimissioni nel caso in cui avesse
vinto il no, così l'intero Paese è sembrato maggiormente diviso tra "con Renzi"
e "contro Renzi" anzichè essere pro o contro la riforma costituzionale. In
questo caso la colpa è da attribuire allo stesso Presidente poichè in tal modo ha creato i presupposti per la vittoria di NO. Successivamente, si è accorto
del grosso sbaglio ma ormai il danno era irreparabile. Molti si sono
coalizzati contro Renzi con l'obiettivo di non fare approvare la legge ma soprattutto
di far dimettere il Premier dal suo incarico.
Sono state tante le campagne che hanno portato all'annientamento di Renzi e
della Riforma. Ad esempio, il deputato Alessandro Di Battista (M5S) ha
girato l'Italia gridando convinto "#iodicono". Durante l'ultima tappa
tenutasi a Torino, in un'intervista il deputato “pentastellato” ha affermato
:<<Questa politica ci ha impoverito, non ci possiamo fidare più di questa
gente...>>.
Dopo che il Monte Paschi di Siena aveva perso il 13,8% sulla
base della tesi che la vittoria del NO generava crisi bancaria e il giorno
dopo ha registrato un rialzo del 17%, il giornalista de Il Giornale, F.Forte
dichiarava :<< E' bastata una giornata per dimostrare che la vittoria del No
non comporterà danni finanziari perchè mentre i trader, che comprano e
vendono in borsa per giocare sui differenziali, guardano al brevissimo
termine, gli investitori e i regolatori dei mercati considerano orizzonti
più ampi>>.
Fatto sta che il 4 dicembre 2016 il No ha avuto la meglio, ha vinto
abbondantemente. Renzi ha annunciato le proprie dimissioni in una conferenza
stampa dichiarando di aver perso e che la sua esperienza al governo finiva
lì. E adesso, chi guida le redini dello Stato? Adesso è tutto nelle mani di
Paolo Gentiloni e il fututo è tutto da scoprire.
Cordiali saluti,
Vito Musacchia 3D
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