martedì 23 febbraio 2021
Manzoni e la peste
Ci troviamo nel 1630, quando la peste arriva a Milano e provoca migliaia di morti.
Abbiamo intervistato Alessandro Manzoni, scrittore, poeta e drammaturgo italiano.
Egli è considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi per il suo celebre romanzo I promessi sposi, caposaldo della letteratura italiana.
Manzoni ha avuto il merito principale di aver gettato le basi per il romanzo moderno e di aver così sostenuto l'unità linguistica italiana, sulla scia di quella letteratura moralmente e civilmente impegnata propria dell'Illuminismo italiano.
Gli abbiamo fatto delle domande:
-Com’è nata questa peste?
“Molti pensano che in giro vi sono stati degli untori che, spinti da ragioni politiche, hanno contagiato le persone poco a poco. Molte persone sono state torturate e alcune si sono dichiarate colpevoli, proprio per sfuggirne.”
-Cosa pensa della gestione di questa situazione da parte delle autorità governative e della popolazione?
“Io denuncio sicuramente l'inefficienza e l’impotenza delle autorità governative, la loro cecità e indifferenza di fronte ai segni crescenti dell’epidemia, ma accuso anche l’ignoranza delle masse, refrattarie a qualsiasi forma di prevenzione.”
-Come parla della peste nei promessi sposi?
“Il periodo di peste è stato un periodo molto oscuro per tutti,non vi erano medicine e o si guariva o si moriva. E’ stata molto contagiosa e la Chiesa, per attenuarla, ha organizzato molte processioni e riti che hanno solo contribuito a peggiorare la situazione.”
- C’era qualche persona che ammirava per la sua volontà nel fermare l’epidemia?
“L’unica persona che ho ammirato è stato il Cardinale Federigo Borromeo, che ha tentato di fermare l’espansione del contagio. Egli ha incitato i parroci a curare i malati anche se questo poteva portare alla morte”
Blog: Martino Lucrezia, Giulia Tamburello, Macaluso Manuela, Rossella Baio, Federico Olivieri, Michele Tomaselli, Antonino Genco
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