STRANO CASO ALIGHIERI
La bidella Tiziana mette da parte il bicchiere col vino e le carte da gioco e dopo essersi assicurata che tutti i ragazzi fossero usciti da scuola prende i suoi arnesi da pulizia e comincia la solita routine, cominciando a pulire le aule del piano superiore e in seguito quelle del pianterreno. Ad un tratto il calmo silenzio viene interrotto da un urlo agghiacciante e da una serie di colpi. La bidella preoccupata si reca al piano di sotto e si accorge che il gran trambusto proviene dal laboratorio di chimica. Vi si avvicina piano piano , apre la porta e ciò che le si presenta davanti la sciocca a tal punto da farla svenire. Il bidello Calogero al centro della stanza, avvolto da una calda pozza di sangue con metà cranio spaccato da venti pendenti scagliati tramite un tagliacarta. Gli schizzi del sangue ricoprivano l’intera stanza insieme agli interni del volto del povero uomo. Dopo essersi ripresa Tiziana chiama la polizia e dopo pochi minuti si presenta il capo della polizia Adamo insieme al suo braccio sinistro, il suo cane Proiettile nonché abile ricercatore di prove. Una volta dopo aver messo piede sulla scena del crimine il capo nota che avvolto intorno al cerniere degli occhiali della vittima si trovava un filo di lana dal colore verde intenso. Lo raccoglie e lo mette da parte insieme alle altre prove. Tra i sospettati principali potevamo trovare Nicola Puglisi, responsabile del laboratorio nel quale tutto è accaduto e l’ alunno Federico Cangemi della 5b nonché fidanzato della figlia della vittima con il quale quest’ultimo aveva avuto un’accesa discussione . Immediatamente scattano le indagini ma prima bisognava avvertire la famiglia di Calogero e secondo Adamo questa era la parte più difficile, forse perché lui odia vedere la gente piangere o magari perché il bidello era un suo caro amico. Dopo aver parlato con la moglie della vittima Adamo le chiese dove si trovasse sua figlia e lei rispose dicendo che quest’ultima era andata a casa di Federico,il fidanzato, per comunicargli il terribile accaduto ma fu proprio in quel momento che Adamo dopo aver legato Proiettile al guinzaglio ordinò a tutte le unità di recarsi a casa del ragazzo. Appena arrivati fecero irruzione nella casa dal momento in cui , dopo svariati tentativi nessuno aveva né risposto nè aperto la porta . Dopo essere entrati a colpi di pistola si ritrovano davanti Annamaria , la figlia, che cercava di pulire una macchia di sangue dai pantaloni di Federico che immediatamente viene arrestato e portato in interrogatorio per effettuare come dice Adamo “una bella chiacchierata”. Quando arrivano in centrale a Federico vengono tolti i pantaloni e portati ad analizzare per verificare se il sangue appartenesse effettivamente al povero bidello. Adamo che era a coscienza della discussione tra la vittima e il ragazzo chiese informazioni più precise e Federico spiegò che il bidello, ex avvocato, non approvava il fidanzamento tra lui ed Annamaria perché voleva che la figlia sposasse un suo ricco collega e vivesse una vita prodigiosa. Poi però,in lacrime, disse che non era stato lui ad ucciderlo perché quella mattina non era andato a scuola e che il sangue sui pantaloni apparteneva a lui perché gli capitava spesso di perdere sangue dal naso. Adamo era confuso e aveva bisogno di riflettere così ,mentre attendeva i risultati del dna si reca insieme a Proiettile nel loro parco preferito e lì incontrano il professore Vincenzo Piccione. Adamo lo riconobbe grazie al maglione verde che spiccava tra la folla e gli si avvicinò sorridente. Il professore chiese come svolgevano le indagini e Adamo gli confessò che non aveva la minima idea di chi poteva aver compiuto tale gesto ma in quel preciso momento gli telefona la centrale e gli comunica che Federico era innocente e aveva detto la verità . A quel punto il Capo era davvero disperato e Piccione gli dice che sfortunatamente quella mattina lui non era andato a scuola a causa di un terribile malessere che lo aveva colpito improvvisamente. Adamo allora decise di interrogare il responsabile del laboratorio ma anche lì fallì miseramente perché quest’ultimo nel momento esatto in cui fu compiuto il gesto era insieme alla bidella che cercava di riattaccare una tenda penzolante. A quel punto ad Adamo venne un idea, decise di recarsi a scuola e di interrogare tutti i professori che quel giorno erano presenti,una volta arrivato entrò nella sala professori e prese il registro, ma quello che notó gli fece gelare il sangue. Immediatamente si recò in centrale ed entró nella sala delle prove dalla quale uscì con in mano il filo di lana che aveva trovato attorno agli occhiali della vittima e ordinó di analizzarlo in tempo ristretto. Dalle indagini venne fuori che il dna sul filo apparteneva al professore Piccione e Adamo non voleva sentire altro. Si recò nuovamente nel parco e lì trovó il professore con le mani in alto che sussurrava strane frasi in lingua latina. Durante l’interrogatorio Piccione spiegó che era stato lui ad uccidere il bidello perché non voleva pulire l’aula a fine lezione e affermó che era pronto a passare un po’ di tempo al fresco. Ma fu proprio in quel momento che ad Adamo tutto tornò chiaro nella mente. Subito prese la sua auto e si recò a casa di Federico, ex sospettato, e dopo avergli sbattuto la faccia contro il muro gli legó le manette attorno ai polsi dicendo in tono serio - Federico Cangemi ti dichiaro in arresto per omicidio colposo, hai diritto ad un avvocato-
Giunti in centrale Adamo spiega ai suoi colleghi che in realtà Piccione aveva disposto apposta il filo attorno agli occhiali per truccare le prove e difendere il suo alunno, mentre il test del dna era falso perché è proprio Annamaria ad occuparsi dei campioni e ovviamente ha truccato le prove. Proprio per questo lui stesso aveva effettuato un nuovo test e il sangue sui pantaloni apparteneva al bidello. Anche questa volta Adamo era riuscito a risolvere un caso che inizialmente sembrava impossibile. Come ricompensa si recò nella sua gelateria preferita è sgranocchiò un bel gelato insieme a Proiettile.
Miriam Nastasi