martedì 9 marzo 2021

Videogiochi cattivi maestri ?

Secondo Gustavo Pietropolli Charmet, professore di Psicologia dinamica all'Università Bicocca di Milano, «i bambini di oggi sono molto tecnologici, sviluppano grandi competenze in questo campo sin da piccoli, proibire loro l'uso dei videogiochi è un'assurdità. Non si può proporre loro di giocare con la fionda, ma di allinearsi con i tempi e vivere la contemporaneità. Le apprensioni dei genitori verso i videogiochi sono comprensibili ma infondate. Al contrario, dovrebbero avvicinarsi alle nuove tecnologie, farsi spiegare dai figli come funzionano e che cosa li stimola maggiormente. La presenza dei grandi resta fondamentale nella scelta dei videogiochi, per privilegiare quelli con potenzialità creative »Un sondaggio effettuato negli Stati Uniti rivela che quasi tutti gli adolescenti americani videogiocano su computer, console e telefonino; è così anche in Italia? «La situazione è sovrapponibile, è un linguaggio generazionale da condividere con i coetanei, un nuovo modo per farsi degli amici. Videogiochi e social network consentono di rimanere in contatto con amici, virtuali e reali, e di stabilire nuovi legami al di fuori della famiglia, magari con persone che vivono in luoghi lontani con le quali scambiarsi confidenze. Un passaggio fondamentale per la crescita. Non solo: i videogiochi contribuiscono allo sviluppo di importanti facoltà, come la rapidità di riflessi, la creatività della mente e la capacità di coordinazione. » Esiste un limite di età e di tempo da dedicare a queste attività? «Non prima dei 6-7 anni. Quanto al tempo, la scelta è soggettiva: i ragazzini di oggi sono molto impegnati tra scuola, corsi di lingue e attività sportive, di hanno poco. Due ore al giorno è un tempo ragionevole per sviluppare apprendimento e socializzazione. Secondo Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello sviluppo all'Università La Sapienza di Roma, «sono diversi anni che si conducono studi sugli effetti di queste tecnologie sui bambini, ma non si può generalizzare. Prima di tutto bisogna considerare l'età: quello che può funzionare per un bambino di 9-10 anni può essere invece contro troproducente per uno che ne ha meno di 7. Un bambino che passa molte ore davanti a un computer qualche rischio lo incontra . I piccoli devono giocare nel mondo reale e non considerare il videogioco come esclusivo compagno di giochi, per non isolarsi. » Un recente studio condotto dal professor James Paul Gee dell'Arizona State University sostiene che i videogiochi ottimizzano l'apprendimento. Che cosa ne pensa? «Dipende dal gioco. Gli scacchi, per esempio, sono istruttivi perché aiutano a svilup- pare la creatività in ambito letterario, grafico-artistico e musicale. Altri sono violenti e, di conseguenza, possono scatenare comportamenti aggressivi o di simulazione, come testimoniano di- versi episodi di cronaca. Per questo, i genitori devono vigilare e soprattutto coinvolgere i ragazzini in altre attività, come sport o giochi di gruppo. Senza nulla togliere al mondo virtuale, la realtà continua a essere una buona palestra per lo sviluppo cognitivo ed emotivo. Gli anni dell'infanzia sono fondamen- tali la crescita dell'intelligenza sociale, che non avviene davanti a uno schermo. Il rischio è che si crei una dipendenza, che il bambino si isoli dalla realtà esterna, preferisca giocare da solo e abbia poi difficoltà a rapportarsi con il mondo reale. »

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